“Chiediamo che siano introdotti i correttivi necessari ai fini del rispetto delle competenze del personale delle ASL e auspichiamo, altresì, un intervento chiarificatore sul ruolo e sulle competenze che avrà, in questo ambito, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro cui, peraltro, da tempo chiediamo di destinare maggiori risorse umane ed economiche”. Ad affermarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl, in merito al Dpcm del 26 aprile.
Nel dettaglio, osservano i sindacati, “riteniamo che la parte riguardante i controlli da effettuare, prevista dall’art. 9, presenti gravi lacune e imprecisioni che è urgente chiarire: anzitutto, non comprendiamo la totale assenza di riferimenti al servizio di prevenzione igiene e sicurezza luoghi di lavoro, normalmente effettuato dai relativi Dipartimenti di Prevenzione delle ASL. Si tratta, ricordiamolo, di personale qualificato che, in base a titoli normativamente riconosciuti, vigila sulla sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro dal 1978 ad oggi”.
Così come, aggiungono, “esprimiamo perplessità anche sul generico riferimento all’impiego del personale ispettivo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro in questo tipo di verifiche. Com’è noto, infatti, l’Ispettorato si occupa di verificare la salute e la sicurezza sul lavoro in ambiti produttivi limitati, tra cui il settore dei cantieri edili, e con un numero esiguo di risorse umane specializzate in tal senso, poco più di 200 unità in tutta Italia. Non ci sembra accettabile che, proprio in questa contingenza, si operi una svalutazione del tema della sicurezza sui luoghi di lavoro e non vorremmo che tutto ciò serva a dare l’impressione di un controllo sulla riapertura delle attività produttive, senza garantire un’effettiva azione di tutela della salute e sicurezza di coloro che saranno addetti ai controlli ed in generale di tutti i lavoratori”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Uil Fpl.